giovedì 11 luglio 2013

Svalutazione e inflazione: il nesso che non c’è


L’argomento principale di questo blog è descrivere e analizzare un progetto di riforma del sistema monetario europeo che supera i problemi creati dalla moneta unica, senza dover attuare la “spaccatura” dell’euro.
 
Ritengo però utile, comunque, sgombrare il campo da un equivoco molto comune. Un’affermazione frequente, anche da parte di chi sostiene la necessità / utilità / inevitabilità di tornare alle monete nazionali, è che ci sarebbero conseguenze in termini di maggiore inflazione.
 
I “pro-euro-break-up” di solito non negano questo. Sostengono, piuttosto, che l’impatto sarebbe relativamente modesto, e comunque ben inferiore rispetto al danno che deriva dal mantenere in essere l’attuale sistema monetario.
 
A mio parere si può, con plausibilità, sostenere una tesi ancora più forte. Di per sé, la svalutazione non implica affatto inflazione.
 
Aumenta il costo di un bene importato, e allora ? se non migliora la domanda, il distributore italiano di questo bene, o l’azienda trasformatrice che lo utilizza come input produttivo, non è in grado di aumentare i suoi prezzi. L’effetto è di ridurre i margini dell’importatore, non di aumentare i prezzi a valle.
 
I prezzi aumentano solo se la domanda totale sale fino al punto di riassorbire la differenza (oggi altissima) tra domanda e capacità produttiva del sistema economico.
 
Il ritorno dell’Italia alla sovranità monetaria crea le condizioni per mettere in atto politiche di sostegno della domanda che riassorbono questa differenza. Se si eccede, a quel punto c’è un problema di inflazione. Ma solo a quel punto.
 
La svalutazione è un presupposto per la ripartenza della domanda, ma occorre prima che le politiche di sostegno della domanda vengano messe in atto.
 
Se invece si svaluta con l’economia in situazione di piena occupazione, l’incremento dei prezzi si verifica, ma per un motivo diverso: sale la domanda dall’estero, e questo crea l’eccesso di domanda rispetto all’offerta. Ma non è, evidentemente, la situazione di oggi. Non mi è chiaro, peraltro, perché un’economia in piena occupazione dovrebbe svalutare.
 
Questo spiega tra l’altro il “mistero” del 1992: la lira uscì dallo SME e si svalutò, ma l’inflazione scese invece di salire. Perché ? furono attuate, contemporaneamente alla svalutazione, forti politiche di compressione della domanda interna.
 
Migliorarono notevolmente, quindi, i saldi commerciali, ma cadde la domanda interna, la domanda totale non aumentò e non ci fu una significativa ripresa della produzione e dell’occupazione. E l’inflazione scese.

2 commenti:

  1. ma che storia è mai questa, che per star bene bisogna inflazionarsi e svalutare: che sana economia!!!La voglio subito, a pensarci mi sento già meglio, la mia pensione si gonfiera come un dirigibile e i miei risparmi diventeranno iperbolici! Grazie gente per non averci pensato prima.

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    1. Veramente, se legge il post, si spiega che svalutare in condizioni di economia depressa NON produce inflazione a livelli minimamente comparabili all'entità della svalutazione.

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