giovedì 5 dicembre 2013

Che cosa è moneta ?


“In realtà lo stato definisce cosa sia o non sia moneta nel momento in cui accetta una qualsiasi cosa per pagare le tasse.
 
Se lo stato accettasse alcune categorie di beni e oggetti fisici per saldare le tasse, avrebbe espanso in questo modo la moneta esistente.
 
Se lo stato accettasse che si possano fornire prestazioni di lavoro (in servizi e occupazioni utili, indicate dallo stato medesimo) per pagare le tasse ad esso dovute, avrebbe aumentato per questa via la moneta in circolazione.
 
Ci sarebbero milioni di ore di lavoro, valutate ad esempio a dieci euro l’una, che sarebbero una forma di moneta, perché consentirebbero allo stato di fornire una serie di servizi senza usare denaro.
 
Queste non sono ovviamente soluzioni molto pratiche da adottare, la moneta è più comoda da usare rispetto a stabilire il valore di beni, oggetti o ore di lavoro, ma non sono impossibili.”
 
Giovanni Zibordi, 2013
 
Aggiungo io: se lo stato dichiara di accettare beni o oggetti fisici per saldare le tasse, espande effettivamente la moneta esistente, ma non effettua un’operazione di sostegno della domanda a meno che non li accetti per controvalori significativamente più alti rispetto a quelli a cui tali beni e oggetti potrebbero essere monetizzati (= venduti) dal suo possessore.
 
Diversamente, infatti, non c’è incremento di potere d’acquisto e di capacità di spesa.
 
Vale inoltre il concetto che l’incremento di domanda di traduce in maggior produzione (e quindi PIL) se ci sono risorse inattive (nel sistema economico) che vengono di conseguenza rimesse al lavoro. Altrimenti l'incremento di domanda spinge al rialzo i prezzi, non la produzione.
 
Se lo stato, invece, accetta prestazioni di lavoro in pagamento delle tasse, e tali prestazioni di lavoro sono effettuate da persone che altrimenti rimarrebbero inattive, si verifica, effettivamente, un incremento di domanda e di produzione economica.

8 commenti:

  1. Grande Marco: analisi chiara e concisa. Ma agli scettici diciamo: il peggior sordo è chi non vuol sentire

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    1. Comunque le campane suonano più forte ogni giorno che passa :)

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    2. Anch'io adoro il modo che ha il dott. Cattaneo di porsi e porre la sua materia: sempre esauriente, preciso, dai toni pacati, lontano da qualunque sospetto di tifoseria. competenza innanzitutto, sostanza e non solo forma.

      Ormai questo blog è un appuntamento fisso. :)

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    3. Troppo buono... cerco solo di essere chiaro e oggettivo, in primo luogo perché lo ritengo il solo modo di capire (io per primo) che cosa sta accadendo e come se ne può uscire...

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  2. Il post è molto interessate e le finalità del ragionamento sono condivisibili: mi permetto tuttavia di dissentire sul concetto un po' troppo stringente di definire la moneta come l'espressione in cui lo Stato accetta il pagamento di imposte. Faccio, un esempio, per chiarire: i buoni-pasto che circolano comodamente e sono accettati sempre di più in bar e ristoranti sono, a mio avviso, una forma di moneta, costituiscono una espressione di circolazione monetaria, ma non possono ovviamente essere utilizzati per pagare le tasse. Ciò che contraddistingue la moneta è invece la fiducia nel suo valore che, di norma, è sancito da un organismo in grado di sostenere il valore stesso.
    Questa precisazione non è banale, perchè valorizza l'idea di una moneta complementare regionale/statale, non necessariamente emessa dallo Stato, ma eventualmente da un organismo tipo Cassa Dep e Prestiti e garantita dal rispamio postale, per pagare le prestazioni di lavoro di persone inoccupate per progetti ritenuti essenziali per migliorare la competitività delle nostre imprese (non le buche riempite di una parodia troppo facile degli anti-keynesiani) e per aumentare la domanda. Se poi questa moneta assume la figura dei buoni lavoro che mi sembra ci siano già (completi di copertura INPS - per i contributi previdenziali) e il processo sia monitorato e controllato in modo da evitare l'emissione di biglietti falsi (come per gli autobus a Roma), mi sembra una buona idea sulla quale lavorare e approfondire. E' leggermente diversa dalla proposta dei CCF del dottor Cattaneo che mi appare troppo indigesta per la natura degli economisti e dei policy makers odierni secondo i quali non esistono pasti gratis in economia. Forse forzare troppo gli equilibri gia precari in Europa (e nel mondo finanziario) può risultare controproducente. Il dibattito è comunque aperto. Grazie comunque per questa ventata di attenzione alla ricerca di nuove soluzioni.

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    1. L'osservazione è corretta ma - chiarisco, com'è doveroso -: il post NON intende affermare che SOLO ciò che lo stato accetta è moneta. L'accettazione da parte dello stato è condizione sufficiente ma non necessaria.
      Ciò che lo stato accetta è moneta, poi tutta una serie di altri beni e attività sono a loro volta moneta (nel senso che sono in grado di svolgerne tutte le funzioni classiche: riserva di valore, unità di conto, intermediario di scambio) se sono accettate dal pubblico in modo sufficientemente ampio, anche se non è possibile pagarci le tasse. Le monete d'oro sono appunto... moneta, anche se non esiste più il gold standard.
      In merito al secondo punto, che i CCF siano un grosso salto rispetto all'opinione corrente dei policymakers è fuori discussione, ed è il principale motivo per il quale la situazione si è così deteriorata... mi sento però molto sicuro nell'affermare che questa opinione corrente subirà, in tempi brevi, grosse evoluzioni (sulla spinta dei fatti...) Vediamo, e speriamo...

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  3. Cristofoli La Moneta è il duplicato virtuale del valore della ricchezza reale prodotta dai cittadini, un documento contabile di credito, che all'atto dell'emissione si deve trasformare in Fiscalità Monetaria, la cassa dei cittadini, la cassa dello Stato, che deve servire a pagare tutti i servizi della comunità, ed al contempo si accredita, entra in circolazione.

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    1. E dargli valenza fiscale - cioè renderla utilizzabile per pagare le tasse - è il sistema più efficiente per attestarne il valore.

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