martedì 19 luglio 2016

Risolvere la crisi con i Certificati di Credito Fiscale


Il PIL reale italiano è attualmente inferiore del 9% circa ai livelli del 2007.



Le manovre 2011-2 hanno affondato domanda, PIL e occupazione, con gravi impatti su un’economia che aveva solo in parte recuperato gli effetti della “Crisi Lehman”.



In assenza di forti azioni espansive sulla domanda, ben che vada si continuerà con gli attuali ritmi di “ripresa” dello zero virgola, senza effettivi recuperi di occupazione.



Gli investimenti rimarranno bassissimi, il tessuto produttivo continuerà a deteriorarsi, non ci saranno apprezzabili recuperi di produttività e competitività, continuerà a crescere il disagio sociale. E questo scenario sconfortante può proseguire per decenni.



I Certificati di Credito Fiscale (CCF) sono titoli che danno diritto al possessore di ridurre pagamenti altrimenti dovuti alla pubblica amministrazione per tasse, imposte, contributi sociali o pensionistici ecc.



Lo Stato italiano può emettere CCF per effettuare azioni di espansione e supporto della propria economia:



integrazione di redditi da lavoro

riduzione del cuneo fiscale a vantaggio delle aziende

interventi di spesa sociale

finanziamento o co-finanziamento di investimenti pubblici



I CCF possono essere emessi e assegnati gratuitamente a lavoratori, famiglie, aziende, e dare diritto a sconti fiscali a partire da una data futura prestabilita. Esempio: a gennaio 2017 si cominciano a erogare CCF, utilizzabili a partire da gennaio 2019 (due anni dopo).



I CCF peraltro, rappresentando un diritto certo a un beneficio fiscale futuro, hanno valore già al momento dell’assegnazione. Il valore sarà presumibilmente pari all’importo dello sconto fiscale a termine, al netto di un modesto tasso di attualizzazione. Il possessore potrà vendere CCF sul mercato contro euro. E’ inoltre plausibile che i CCF vengano accettati come corrispettivo per compravendite di beni e servizi.



Chi riceve CCF, in altri termini, ottiene subito un significativo arricchimento patrimoniale e incrementa la sua capacità di spesa.



I CCF non sono debiti statali. Il regolamento Eurostat 2010 e successive integrazioni li configurano chiaramente come un credito tributario “non pagabile” (cioè non soggetto a essere rimborsato cash). All’emissione non si ha alcun peggioramento dei vincoli di bilancio previsti da trattati e normative UE.



Al momento in cui i CCF cominciano a essere utilizzabili, danno luogo a una perdita di gettito fiscale che sarà, tuttavia, ampiamente compensata dagli effetti della ripresa economica.



Le emissioni di CCF possono essere gradualmente incrementate nel tempo. La ripresa dell’economia si avvia subito e gli effetti della crisi su PIL e occupazione possono essere pienamente recuperati in 3-5 anni. Il tutto garantendo la graduale riduzione del rapporto debito pubblico / PIL e il rispetto dei vincoli UE.

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