mercoledì 3 agosto 2016

Ancora sul Sardex


Ulteriori considerazioni sul Sardex, anche queste su stimolo di Stefano Sylos Labini:



UNO, il Sardex non è convertibile in euro ma accettato (da parte degli aderenti al circuito) in sostituzione dell’euro, in rapporto 1:1.

DUE, il Sardex è attribuito agli aderenti al circuito attraverso un affidamento: quindi chi è affidato per, ad esempio, 10.000 Sardex, può effettuare acquisti fino a quell’importo totale. Dovrà poi compensare questa posizione di debito vendendo beni e servizi di sua produzione sul circuito: i compratori a loro volta saldano l’acquisto utilizzando Sardex.

TRE, trascorso un anno senza che la compensazione abbia luogo, il debito in Sardex diventa debito in euro (e quindi va saldato in euro).

QUATTRO, su debiti e crediti in Sardex non si applicano interessi: in questo modo si stimola la circolazione e non l’accumulazione di Sardex.

CINQUE, l’accettazione nel circuito Sardex è subordinata, per evidenti motivi, al fatto di poter offrire beni e servizi interessanti per altri aderenti al circuito.

SEI, viene richiesto agli aderenti al circuito di avere una partita IVA.

SETTE, sempre più frequentemente individui in possesso di crediti Sardex li utilizzano anche per acquisti al dettaglio (per fare la spesa, banalmente).

OTTO, si sta verificando in modo quasi naturale un’estensione al segmento “consumer”. Chi non ha partita IVA o comunque non aderisce al circuito, magari perché non ha beni o servizi da vendere agli altri aderenti, ottiene Sardex come se fossero punti premio di un supermercato – cioè facendo acquisti in euro da aziende iscritti e ricevendo sconti, o “punti fedeltà”, in Sardex, che poi utilizza nel circuito.



Stefano commenta: “confrontando Sardex e CCF, si evidenziano alcune differenze riguardo alla natura dei due strumenti, oltre al fatto che dietro al CCF c’è l’accettazione fiscale, quindi lo Stato. Il Sardex è uno strumento microeconomico e serve essenzialmente per favorire gli scambi, mentre il CCF ha una natura macroeconomica perché fa entrare in gioco il moltiplicatore keynesiano”.



Questa considerazione è corretta, ma va anche notato che all’origine di entrambi i progetti c’è comunque un problema macro: una situazione di sottoutilizzo delle risorse produttive nell’ambito del sistema economico. Se le risorse fossero perfettamente e totalmente utilizzate, non ci sarebbe una particolare necessità né del Sardex né dei CCF.



In un contesto di domanda depressa, sia il Sardex che il CCF rimettono in modo capacità di spesa e produzione:

Il CCF, perché è un titolo con un suo valore autonomo, accettato dalla generalità degli operatori economici (perché tutti, in un modo o nell’altro, hanno da effettuare pagamenti fiscali) che viene assegnato gratuitamente a una serie di soggetti e ne incrementa la capacità di spesa.

Il Sardex, perché equivale a un affidamento creditizio erogato a soggetti che (1) hanno capacità di fornire beni e servizi interessanti per gli altri aderenti al circuito, e (2) entrano in un meccanismo che consente loro di estinguere il debito, tramite, appunto, la fornitura dei beni e servizi medesimi. Fornitura che sono in grado di effettuare appunto perché la loro capacità produttiva non è satura.


Qui un recentissimo articolo sull'argomento.

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