mercoledì 2 novembre 2016

Moneta Fiscale: obiezioni & confutazioni


Prendendo spunto da una serie di considerazioni di Enrico Grazzini, qui di seguito riassumo una serie di obiezioni che vengono frequentemente rivolte al progetto Moneta Fiscale (MF) – nonché le argomentazioni a contrario.


UNO: la MF all’emissione deve essere immediatamente contabilizzata come debito pubblico. Questo non è vero né ai sensi dei regolamenti Eurostat né dei trattati, in quanto la MF non dà luogo, in nessuna circostanza, a un impegno di pagamento da parte dello Stato. Naturalmente i bilanci di previsione dovranno tener conto dei futuri sconti fiscali, ma questo sarà compensato dall’incremento del PIL e del gettito, nonché, eventualmente, dall’utilizzo delle clausole di salvaguardia non procicliche  previste nell’ambito del progetto MF.


DUE: l’effetto espansivo della MF non ci sarà, o comunque sarà insufficiente. Che il moltiplicatore keynesiano sia maggiore di uno in periodi di crisi (e quindi di fortissimo sottoutilizzo delle risorse produttive, nonché di tassi d’interesse tendenti allo zero) è fortemente comprovato sia dalla teoria che da molteplici studi recenti (vedi tra i moltissimi qui Blanchard-Leigh, e qui Krugman – che analizza dati reali, non presunti o previsionali, e determina un moltiplicatore 1,5 per l’Eurozona, nelle attuali condizioni di domanda depressa).

Del resto, il fallimento delle politiche di austerità è proprio dovuto al fatto che le azioni fiscali restrittive (tagli di spesa e aumenti di tasse) hanno innescato contrazioni di PIL più che proporzionali: anche questa, una chiara indicazione di moltiplicatore keynesiano elevato. In ogni caso, il progetto MF regge anche con ipotesi molto più cautelative in merito al moltiplicatore.


TRE: UE e BCE si opporranno al progetto MF. Il progetto MF non viola alcun trattato né alcun regolamento, non produce la rottura dell’euro, e non produce indebitamento. In effetti, permette di avviare la costante riduzione del rapporto debito pubblico / PIL, raggiungendo gli obiettivi che il Fiscal Compact si propone di (ma attualmente non riesce a) conseguire.

La MF, va ricordato, è uno strumento di natura fiscale e rientra nella piena sovranità del governo e del parlamento italiano. Non richiede alcuna autorizzazione da parte di UE o BCE.


QUATTRO: i mercati reagirebbero negativamente al progetto MF, temendo che il meccanismo si possa inceppare producendo squilibri nei flussi di incasso / pagamento statali. Naturalmente prevedere l’atteggiamento dei mercati è un esercizio sempre, in misura più o meno accentuata, aleatorio. Il progetto MF dà, peraltro, ampie garanzie, sulla base di previsioni realistiche e anche di analisi di sensitività molto cautelative, di produrre:

la ripresa della crescita a tassi sostenuti;

due anni di surplus nei flussi di cassa pubblici (quelli intercorrenti tra l’avvio e il primo periodo di utilizzabilità degli sconti fiscali);

la stabilizzazione del debito pubblico in valore;

la costante riduzione del rapporto debito pubblico / PIL.

Le clausole di salvaguardia sono ulteriori tutele in grado di gestire sfasamenti dovuti a fenomeni negativi congiunturali o di altra natura.

Ipotetici fenomeni speculativi su titoli di Stato possono essere contrastati, inoltre, rendendoli anch’esse utilizzabili per sconti fiscali futuri e quindi fissandone una soglia minima di valore, valida in qualsiasi circostanza.

Va anche sottolineato che nessuna azione speculativa sui titoli di Stato italiani ha alcuna possibilità di produrre effetti significativi fintantoché rimane in essere il “whatever it takes” della BCE, ovvero l’impegno a garantire la solvibilità degli stati membri nell’ambito del programma OMT. E la cessazione di questo impegno implica peraltro un fortissimo rischio di completa deflagrazione dell’Eurozona – che era sul punto di concretizzarsi nel luglio del 2012, e fu arrestata appunto dall’ormai celebre dichiarazione di Mario Draghi.

Non si capisce su quale base legale la BCE potrebbe interrompere l’impegno ad attivare (se necessario) il programma OMT nel momento in cui si pone in atto il progetto MF con modalità tali da assicurare la stabilizzazione del debito pubblico in un contesto di ripresa economica. Ancora più difficile appare argomentare per quali ragioni la BCE dovrebbe intraprendere azioni che implicano una minaccia esistenziale per l’Eurozona e, di conseguenza, per la BCE stessa.


IN CONCLUSIONE: nessuna azione di politica economica è completamente prevedibile nei suoi effetti ed esente da qualsiasi tipo di rischio. Ma il progetto MF appare di gran lunga la via più affidabile e concretamente praticabile per risolvere le disfunzioni dell’Eurosistema e per porre termine all’attuale, gravissima crisi economica.

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