lunedì 23 gennaio 2017

Le svalutazioni competitive che l’Italia NON faceva


Per favore, basta ripetere che l’Italia con la lira “faceva le svalutazioni competitive” e che reintrodurre la moneta nazionale ci farebbe tornare a quello. Non si può più sentire, non è vero.

Una svalutazione competitiva si verifica quando un paese mantiene il cambio della sua moneta a livelli tali da produrre sistematicamente, in modo continuo, surplus commerciali abnormi. Oggi la Germania ha un cambio fortemente sottovalutato rispetto ai fondamentali della sua economia. La Germania ha attuato una svalutazione competitiva. Non ha svalutato la propria moneta ma è inserita in un sistema (l’euro) che impedisce di rivalutarla. Il che è equivalente.

L’Italia in passato aveva un'inflazione più alta di quella della Germania (e di altri paesi, ma le differenze con Francia, UK, Svezia, USA erano molto minori). Era quindi necessario che si verificasse uno slittamento del cambio della lira nei confronti del marco tedesco. Ma non erano svalutazioni competitive, erano fisiologici riallineamenti valutari.

Si può discutere e argomentare che l’Italia avrebbe potuto controllare meglio, tenere più bassa la propria inflazione. Ma non ha senso affermare che il cambio della lira è stato manovrato strumentalmente al ribasso. Al contrario: l’Italia ha, in situazioni molto rilevanti e significative, depauperato riserve valutarie per cercare di sostenere il cambio, quindi per mantenerlo a livelli insostenibili in quanto troppo alti. E’ avvenuto nel celebre caso degli anni che hanno preceduto la rottura dello SME nel 1992, ma anche nel meno noto episodio del 1976 (illustrato qui molto bene da Claudio Borghi).

Quindi: la Germania dall’introduzione dell’euro in poi ha attuato una svalutazione competitiva. L’Eurozona in corrispondenza dell'avvio del Quantitative Easing ha attuato una svalutazione competitiva. L’Italia in passato non ha attuato svalutazioni competitive: semplicemente, ha lasciato (spesso più tardi del necessario, dopo essersi dissanguata in azioni di sostegno destinate a fallire) che il cambio si riallineasse ai suoi fondamentali economici.

Lo stesso accadrà di nuovo in caso di rottura dell’euro: si verificherà un riallineamento (nei confronti della moneta tedesca, non necessariamente nei confronti del dollaro, tra l'altro). E senza dubbio qualcuno lo chiamerà “svalutazione competitiva” della Nuova Lira. Ma sbagliando.


12 commenti:

  1. Ma veramente, come dice Draghi, se l'italia esce dall'euro, deve pagare 350 miliardi per coprire il suo saldo Targhet2? L'uso della moneta fiscale potrebbe favorire la riduzione del suddetto saldo?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se usiamo la moneta fiscale il problema non sussiste perché non si verifica la rottura della moneta unica.
      La copertura del saldo Target2 è comunque un problema molto più articolato di come viene presentato quando si dice "pagare 350 miliardi". Intanto non è chiaro che strumenti di ricorso avrebbe la BCE per esigere quel pagamento. Inoltre esistono, comunque, attività a copertura del saldo: i collaterali prestati dalle banche commerciali che si sono finanziati presso Bankitalia (e questa a sua volta presso BCE) e i titoli acquistati nell'ambito del programma QE. Ammesso che i circa 350 miliardi siano realmente da saldare, collaterali e titoli coprono la gran parte dell'importo. Stiamo parlando di un problema, in altri termini, di cui non è chiara la natura e neanche la reale esistenza, ma che comunque è, nella peggiore delle ipotesi, di dimensione molto inferiore a 350 miliardi.

      Elimina
    2. E che semmai riguarderebbe l'eventuale differenza di valore fra l'Euro e la nuova moneta.
      Considerando una differenza del 15%, sarebbero una cinquantina di miliardi.

      Elimina
    3. Esattamente (anche se le ipotesi che attualmente circolano sono di una svalutazione del 30% circa verso euro residuo. Mentre sarebbe senz'altro molto più bassa verso il dollaro, perché il dollaro la rivalutazione l'ha già in effetti avuta, da 1,40 a meno di 1,10, in conseguenza dell'euro-QE).

      Elimina
  2. Gentilissimo dottor Cattaneo,
    la storia è addirittura a rovescio di come viene raccontata.
    Se si va a guardare ciò che conta, cioè il cambio reale e non quello nominale, non solo non c'è mai stata alcuna svalutazione competitiva, ma alla fine abbiamo addirittura rivalutato!
    In sostanza, durante lo SME i periodici riallineamenti erano inferiori all'inflazione, per cui fra il 1980 e il 1992 la nostra moneta si è rivalutata rispetto al marco del 20% (mentre invece il franco si è svalutato di circa il 4%).
    Chiunque può verificare andando alla fonti (Banca d'Italia per i rapporti di cambio, Fondo Monetario Internazionale per l'indice dei prezzi al consumo).
    Io l'ho fatto per pura curiosità e quando mi è venuto quel risultato pensavo di aver commesso un errore. Però, rifacendo i conti, il risultato non cambiava.
    Cercando in rete, mi sono imbattuto in questo articolo sul sito de Il Sole 24 ore:
    http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&codid=22.0.1069994683&chId=14
    Il quale è molto chiaro al riguardo:
    Fino alla metà degli anni Ottanta il tasso di cambio venne gestito in modo che il suo deprezzamento fosse inferiore alla perdita di competitività, concorrendo, con la politica monetaria restrittiva, alla progressiva disinflazione. I riallineamenti della parità centrale, comunque, assecondarono la ripresa dell'economia, la ristrutturazione delle imprese, l'ammodernamento della produzione. La parità centrale della lira fu svalutata in cinque occasioni nel 1981, '82, '83, '85; le variazioni di parità avvennero con maggiore frequenza fino al 1983.
    L'abbattimento dell'inflazione fu favorito dall'attenuazione della scala mobile e dal contro-shock dei prezzi del petrolio. Rimaneva tuttavia un differenziale di inflazione con gli altri Paesi aderenti allo Sme. Si puntò sull'effetto antinflazionistico del cambio forte.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie del contributo! veramente fondamentale chiarire questo ulteriore equivoco - la confusione tra cambio nominale e cambio reale.

      Elimina
    2. Ulteriore, s'intende rispetto alla stampa-di-moneta-che-crea-inflazione, alle riforme-strutturali-che-risolvono-la-crisi, all'insostenibile-debito-pubblico-italiano-quando-era-in-lire... eccetera.

      Elimina
  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  4. Resta il fatto che i precedenti "riallineamenti" non si sono contraddistinti per essere delle misure strutturali e noi abbiamo continuato a riallineare con esiti monetari piuttosto discutibili

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non c'era proprio niente di "discutibile" nel crescere più rapidamente della media UE-15 (vedi terzo grafico al post del 9.1.2016) con un'inflazione in linea con la media dei principali paesi europei extra area marco (Svezia, Regno Unito, Spagna, Francia: vedi post del 19.5.2017).

      Elimina
  5. Ce ne sono di più che dicono il contrario. Alla fine degli anni '70 si stampava moneta per far tornare i conti e la svalutazione annua é arrivata oltre il 20%.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. C'era la crisi petrolifera e intorno al 20% sono arrivati anche UK, USA, Francia, Giappone… situazione totalmente diversa da quella odierna.

      Elimina