venerdì 10 ottobre 2014

Mercantilismo eurozonico


C’è molto da riflettere su questo report pubblicato da Deutsche Bank, e tradotto a cura di Voci dall’Estero. Ad essere sinceri, non consiglierei a nessun investitore di utilizzarlo come guida per le sue decisioni di allocazione di capitale. Non perché sia fatto male – lo trovo anzi molto acuto.

Ma perché ritengo che delinei le conseguenze di un’evoluzione inerziale delle politiche macroeconomiche che si stanno attuando nell’Eurozona: che cosa accadrebbe se “le cose continuassero come ora” per qualche altro anno.

Ora, gli scenari inerziali sono quelli che in realtà non si verificano mai: in ultima analisi, perché “l’unica certezza è il cambiamento” (cit. Gautama Buddha…)

E, nel caso specifico, le conseguenze delineate dal report appaiano francamente irrealistiche.

In pratica, lo scenario delineato è quello di un’Eurozona che continua (1) a comprimere la domanda interna (2) a ricercare ossessivamente la competitività di costo per incrementare i saldi commerciali esteri contenendo al massimo le retribuzioni e (3) a svalutare l’euro, fino a 0,95 contro dollaro.

In pratica, una riedizione su scala allargata delle politiche mercantilistiche tedesche.

Lo scenario di un’Eurozona che produce eccedenze commerciali a ritmi vicini a quelli della Germania non è in sé qualcosa di inconcepibile. Per esempio, già nei dodici mesi agosto 2013 – luglio 2014 (ultimo dato disponibile, fonte Banca d’Italia), il saldo commerciale italiano è stato positivo per 45 miliardi di euro: che non è il 7% tedesco, ma un più che rispettabile 2,5% del PIL. E questo dato non riflette ancora gli effetti della recente svalutazione dell’euro (da un massimo recente di 1,40 contro dollaro, fino a 1,25 – 1,27 nel momento in cui scrivo questa nota).

E’ vero, come si fa spesso notare, che il beneficio della svalutazione del dollaro è in parte eroso dal maggior costo delle materie prime: ma questo effetto tende a essere mitigato dal fatto che petrolio, rame, minerali ferrosi eccetera hanno prezzi di mercato in dollari, e questi prezzi tendono a scendere quando il dollaro si rafforza. E infatti petrolio e altre “commodities” stanno fortemente indebolendosi.

Ora, il proseguimento inerziale delle politiche odierne porta facilmente a immaginare un’Italia dove il PIL nominale rimane completamente piatto (zero crescita reale e zero inflazione) e le importazioni pure.

Anche senza immaginare dinamiche di contenimento salariale particolarmente aggressive, e senza mettere in conto gli effetti di una svalutazione dell’euro ai livelli previsti da Deutsche Bank, se per quattro anni l’export italiano crescesse del 3% annuo nominale (cioè in linea con una stima prudente del PIL mondiale) ci ritroveremmo con una saldo commerciale attivo per importi dell’ordine di 100 miliardi, pari a circa il 6% del nostro PIL.

Per l’intera Eurozona, un’evoluzione simile implica attivi commerciali che dagli odierni 300 miliardi circa (per la maggior parte conseguiti dalla Germania) arrivano a ordini di grandezza di 600-700.

Sono importi che preoccupano Deutsche Bank perché implicano grandi masse di capitali finanziari che dall’Eurozona devono essere esportate (leggi investite) nel resto del mondo, con rischi di bolle, cattive allocazioni eccetera.

A me pare che, in aggiunta a questo rischio, sia forse ancora più significativo l’impatto negativo sull’evoluzione economica dei paesi che dovrebbero assorbire l'incremento di export netto eurozonico. Asia e (soprattutto, come d’abitudine) USA.

Non credo che verrà tollerato. Le pressioni dall’esterno per forzare un cambiamento di politiche dell’Eurozona diventeranno soverchianti molto prima. Anche perché si aggiungeranno, ovviamente, al malessere politico interno, prodotto dalla costante compressione dei salari e dei consumi, e dall’aumento della disoccupazione.

5 commenti:

  1. è per quello che francia e germania hanno cercato di togliere a londra i flsussi in euro e londra (che si regge solo sulla finanza) ha minacciato di uscire dall'europa. con buona pace dei tedeschi infatti l'euro è già internazionalizzato. e questa massa di denaro mostrerà il suo volto contro la germania se continuerà in questa direzione deflazionistica.

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  2. Hanno tagliato il rating alla Finlandia....(che mi è sembrato di capire...non sta andando a gonfie vele ..)....e mo cosa dira Katainen presidente della commissione europea per gli affari economici e monetari ???...se non sbaglio non erano loro..che con il tipico tono nordico di sufficienza per non dire disprezzo vero e proprio....dicevano alla Grecia di vendersi il Partenone ...mi pare che la Finlandia stia entrando in una spirale negativa.....

    bye
    Shardan

    Ps-...dai che sto sistema euro...sta scricchiolando seriamente....bisogna solo pazientare per un altro po.....

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    1. Penso anch'io che stiamo entrando nei mesi decisivi. Katainen è lì per fare il cane da guardia dei tedeschi, ma quanto la situazione arriva all'insostenibilità non sarà lui il problema... riceverà istruzioni differenti.

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    2. draghi può abbassare lo spread euro antieuro così come fa coi titoli

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