martedì 22 settembre 2015

Jeremy Corbyn, che ne dici dei CCF ?


Si sta parlando parecchio, in questi giorni, del neoeletto leader laburista inglese Jeremy Corbyn.
 
Corbyn ha conquistato la leadership del suo partito sulla base di una piattaforma politica che segna un netto stacco rispetto al blairismo. Tony Blair ha spostato decisamente a destra l’asse dei Labour, il che ha finito per rendere le proposte del suo partito difficili da distinguere da quelle dei Conservatori. E questo di recente non pare aver aiutato i Labour, a giudicare dal cattivo risultato conseguito alle elezioni politiche del maggio scorso. I Conservatori hanno rivinto non tanto, apparentemente, perché l’elettorato britannico fosse particolarmente entusiasta di Cameron, ma perché i Labour non proponevano (almeno riguardo all’economia) nulla di diverso, salvo un po’ di tasse in più.
 
La proposta più innovativa, tra quelle di Corbyn, è lanciare il cosiddetto “Quantitative Easing for the people”. Perché la Bank of England – è il presupposto della proposta – stampa moneta per finanziare acquisti di titoli di stato che poi restano nel circuito finanziario, invece di alimentare produzione e occupazione ? Non è meglio utilizzare queste risorse per un programma di investimenti infrastrutturali e rilanciare la crescita dell’economia ?
 
A chi segue questo blog, la proposta non suonerà particolarmente innovativa. Emettere moneta attiva espansione economica se, in presenza di risorse produttive inutilizzate, le rimette al lavoro grazie all'incremento della domanda. Se gli acquisti di titoli si limitano a calmierare i tassi d’interesse ma non ci sono azioni di sostegno della domanda (mediante spesa pubblica, minori tasse o incentivi alla spesa privata) non si producono effetti apprezzabili né sui prezzi né su produzione e occupazione (mentre, se la domanda aumenta ma le risorse produttive sono già sostanzialmente sature, l’espansione monetaria innesca inflazione, non crescita reale).
 
Rispetto alla drammatica, assurda situazione dell’Eurozona, il Regno Unito per la verità ha agito in modo decisamente più favorevole alla crescita dell’economia. Ma il trend di recupero rispetto alla crisi del 2008-2009 non è entusiasmante (lo sembra solo se confrontato alle catastrofi che si registrano sul Continente). Corbyn afferma che si può fare molto di più, e ha probabilmente ragione.
 
La proposta di Corbyn sta incontrando critiche e resistenze, almeno in parte motivate con considerazioni relativa al tema dell’indipendenza della Bank of England rispetto al governo. Se Corbyn diventa primo ministro, può ordinare alla BoE di finanziare un programma di investimenti pubblici ? Con ogni probabilità, allo stato attuale, no. E se la BoE non collabora, il governo inglese finisce per ritrovarsi – chi l’avrebbe mai detto – nella situazione degli stati dell’Eurozona. Non può fare affidamento, in altri termini, su una Banca Centrale che agisce in sintonia con il governo, ed è costretto ad adottare politiche meno espansive di quanto sarebbe (a suo giudizio) opportuno.
 
Corbyn si trova senza soluzioni, a questo punto ? Non necessariamente: può emettere Certificati di Credito Fiscale, e utilizzarli per finanziare il programma di investimenti.
 
Si verifica una fattispecie in qui i CCF possono tornare utili a paesi che (al contrario degli stati membri dell’Eurozona) emettono e gestiscono la loro moneta. Un caso diverso l’avevo immaginato facendo riferimento agli USA: e ai tempi mi sembrava un’ipotesi di scuola. Beh, non necessariamente.
 
Forse rimarrà tutta accademia. Non è detto che Corbyn arrivi al governo, non è detto che attui il “QE for the people”, non è detto (nel caso) che la BoE non collabori.
 
Però il dato di fatto è che i CCF, la “moneta” fiscale, non confliggono con il monopolio delle banche centrali nell’emissione di moneta legale, ma sono in grado di “aggirarne” gli effetti.
 
Tutto questo, va messo in conto, non susciterà gli entusiasmi delle banche centrali, né dell’establishment finanziario in genere. Ma se ci si ostina a non sviluppare politiche di pieno impiego delle risorse produttive, altrimenti detto a non risolvere il risolvibilissimo problema della disoccupazione di massa… le banche centrali devono mettere in conto che la loro posizione di monopolio e di indipendenza potrebbe essere messa molto seriamente in questione.

14 commenti:

  1. Caro Marco, essendo la Banca d'Inghilterra più "amichevole" verso il governo sarà più probabile l'attuazione del suo Q.E. popolare

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    1. Questo è possibile, ma alcune voci critiche si stanno già facendo sentire...

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    2. non si tratta di amichevolezza bensì di società di mercato inglese e non società di truffe come in italia.

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    3. Pare che a organizzare truffe siano più bravi dalle parti di Wolfsburg...

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  2. inutile criticare la BoE o la BCE se perfino i greci sono a favore dell'euro e se in tutta europa sono le truffe pubbliche ad essere sotto accusa e il welfare socialista (che arricchisce alcuni fortunati escludendo gli altri) e non le banche centrali che il loro lavoro lo hanno fatto e forse pure troppo rallentando il processo di riforma

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    1. I greci sono a favore dell'euro ? tutto da dimostrare, il risultato del referendum tende a far pensare il contrario (e prima che lei dica che la domanda era un'altra, legga il post del 15.7.2015).
      La BCE con il suo QE ha fatto quello che si sapeva in partenza non essere minimamente sufficiente: stampare moneta che rimane nel circuito finanziario senza espandere la domanda di beni e servizi reali. Vedi, in questo caso, il post del 4.1.2015.

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    2. i greci hanno votato 3 volte a favore dell'euro e non eletto chi era contro. forse non leggete i giornali. volete una 4 votazione?

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    3. No, vorrei che la crisi greca venisse risolta, e con le politiche "caldeggiate" dalla UE e accettate da Tsipras si può tranquillamente escluderlo, purtroppo...

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    4. tsipras firma tutto e rivince le elezioni e quindi come politico ha vinto. piaccia o non piaccia.

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    5. Come politico ha vinto, come statista è una catastrofe.

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