venerdì 18 dicembre 2015

CCF + clausole di salvaguardia implicano che la BCE non deve aumentare le garanzie sul debito pubblico



Qualsiasi banca centrale indipendente dal potere politico (e la BCE rappresenta, a livello mondiale, la situazione di maggiore indipendenza possibile, in quanto è la banca centrale di un’unione monetaria, non di uno stato) ha varie preoccupazioni.

Una molto rilevante, tra queste preoccupazioni, è di trovarsi costretta a garantire, ed eventualmente a monetizzare, il debito pubblico contratto dal governo.

La crisi dei debiti sovrani ha indotto il sistema UE / BCE a dare all’Eurozona un assetto imperniato sul Fiscal Compact e sul programma OMT.

In buona sostanza, la BCE fornisce una garanzia illimitata sui debiti pubblici dei vari paesi a fronte dell’impegno a raggiungere il pareggio di bilancio e a ridurre, gradualmente ma costantemente, il rapporto tra debito pubblico a PIL, fino al 60%.

Tutto questo equivale a dire che la BCE garantisce (a tendere) un livello di debito pubblico pari al 60% del PIL, a condizione che questo livello non si incrementi.

Questo assetto, però, è un serissimo impedimento per gli stati membri dell’Eurozona, nel momento in cui occorre attuare politiche fiscali espansive per contrastare gli effetti di una situazione congiunturale negativa.

L’utilizzo dei Certificati di Credito Fiscale, unito a un appropriato sistema di clausole di salvaguardia non procicliche, risolve questa contraddizione dell’Eurosistema.

Ogni paese può effettuare azioni espansive quando necessario, emettendo CCF in misura adeguata a riportare la sua economia a un corretto livello di occupazione.

Il recupero del PIL e il conseguente incremento delle entrate fiscali evita che, nel momento in cui i CCF saranno utilizzati per conseguire riduzioni di pagamenti per imposte (o di pagamenti di qualsiasi altra natura dovuti allo stato emittente) si crei uno sbilancio tra entrate e uscite della pubblica amministrazione.

Le clausole di salvaguardia consentono di gestire, senza conseguenze negative di natura prociclica, eventuali situazioni sfavorevoli (rispetto alle previsioni) che si venissero a creare nel corso del programma CCF.

La combinazione di CCF e clausole di salvaguardia, in altri termini, consente di effettuare appropriate azioni di politica macroeconomica, e nello stesso tempo solleva la BCE dal rischio di dover garantire – ed eventualmente monetizzare – livelli incrementali di debito pubblico dei singoli stati.

1 commento:

  1. Naturalmente (visti gli avvenimenti di questi giorni è un tema da segnalare, e su cui ritornare...) i CCF possono essere anche utilizzati per ricapitalizzare il sistema bancario, uscendo dai vincoli (anche in questo caso assurdi) dell'Eurosistema (bail-in e quant'altro).

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