domenica 15 settembre 2013

Una precisazione sul cuneo fiscale


Uno degli aspetti chiave del progetto CCF è la riduzione degli effetti che la fiscalità produce sui costi di lavoro delle aziende private.
 
Si tratta del ben noto cuneo fiscale, cioè del costo totale che un’azienda sostiene per pagare un dipendente, a parità di retribuzione netta.
 
Il costo totale è pari alla retribuzione netta più una serie di altri oneri, principalmente imposte, contributi pensionistici e contributi per il sistema sanitario nazionale.
 
Se vogliamo riportare la competitività italiana ai livelli dei paesi più efficienti dell’Eurozona, in particolare della Germania, agire sul cuneo fiscale è una possibilità.
 
Mi sembrava un concetto evidente, ma forse non è così perché ho ricevuto più di un commento (da persone non certo sprovvedute) che diceva all’incirca “ma il cuneo fiscale, in Italia, è già oggi al livello della Germania e delle medie europee”.
 
A quanto pare così evidente non è, quindi spiego…
 
La competitività si definisce come

 
Costo del lavoro totale / produttività = CLUP (costo del lavoro per unità di prodotto)
 
che corrisponde a
 
( Retribuzione netta + impatto del cuneo fiscale ) / produttività
 
dove la produttività è: quanto si produce per ogni ora di lavoro.

 
Entrano in gioco tre fattori – la retribuzione netta, il cuneo fiscale e la produttività.
 
Due paesi hanno la stessa competitività non solo (non necessariamente) se tutti i tre fattori sono uguali, ma anche se ci sono differenze che si compensano a vicenda.
 
Immaginiamo che la situazione di partenza sia questa (i numeri sono indicativi, ma sufficientemente vicini alla realtà da rendere il ragionamento affidabile).
 



SITUAZIONE DI PARTENZA

 

Italia

Germania

Delta %

Retribuzione unitaria netto

 

50,0

53,3

6,6%

Cuneo fiscale


 

50,0%

50,0%

 

Costo del lavoro unitario lordo

 

100,0

106,6

6,6%

Produttività


 

100,0

130,0

30,0%

Conto del lavoro per unità di prodotto (CLUP)

100,0

82,0

-18,0%
 
In Germania il cuneo fiscale è identico e le retribuzioni nette sono più alte. Ma ancora maggiore è il vantaggio di produttività. Quindi il CLUP tedesco è del 18% inferiore a quello italiano.
 
Come facciamo a riportare la situazione in equilibrio ?
 
Possiamo far uscire dall’euro la Germania (che rivaluta la sua moneta) o l’Italia (che svaluta). Supponiamo che non si possa o che non si voglia.
 
Possiamo abbassare violentemente le retribuzioni nette italiane. Ci si sta provando, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’economia italiana è caduta in depressione, perché la spinta al ribasso delle retribuzioni (insieme alle altre politiche di austerità attuate da metà 2011 in poi) ha prodotto il collasso della domanda interna.
 
Possiamo convincere i tedeschi ad aumentare le loro retribuzioni nette. Ma per colmare una differenza del 18%, dovrebbero accettare alti livelli d’inflazione per diversi anni e perderebbero competitività nei confronti di tutto il resto del mondo. Non lo vogliono fare.
 
Possiamo aumentare la produttività italiana. Ma la differenza è troppo ampia per colmarla in tempi brevi. Nel frattempo le aziende tedesche hanno più risorse da investire in ricerca e aggiornamento tecnologico, quindi in realtà sarà già molto difficile non perdere ulteriore terreno.
 
Che cosa rimane ? il cuneo fiscale, appunto.
 



DOPO RIDUZIONE CUNEO FISCALE

 

Italia

Germania

Delta %

Retribuzione unitaria netta

 

50,0

53,3

6,6%

Cuneo fiscale


 

39,0%

50,0%

 

Costo del lavoro unitario lordo

 

82,0

106,6

30,0%

Produttività


 

100,0

130,0

30,0%

Conto del lavoro per unità di prodotto (CLUP)

82,0

82,0

0,0%

 
Se facciamo in modo che a una retribuzione netta di 50 corrisponda un costo azienda lordo di 82 e non di 100, abbiamo ottenuto quanto serve.
 
Il progetto CCF, appunto, prevede un forte intervento sul cuneo fiscale (insieme ad altre azioni di stimolo della domanda) e introduce lo strumento tecnico che permette di finanziarlo.

5 commenti:

  1. ho qualche perplessità.
    a parte il contesto bce-commissione, ce lo consentiranno? ne dubito, ed allora tanto vale la soluzione drastica..
    ma poi da un punto di vista tecnico:
    il problema è quello di far RIPARTIRE la domanda senza che cio si traduca in maggiori importazioni, aggravando la ca.
    1. perche gli animal spirits nostrani non dovrebbero approfittare del regalo-cuneofiscale per effettuare un ricarico sui prezzi ed ottenere maggiori profitti?
    2. la maggior possibiltà di spesa dei salariati perchè non dovrebbe indirizzarsi alle merci estere?

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    1. Proprio grazie al fatto che l'intervento sul cuneo fiscale rende le aziende italiane molto più competitive, la ripartenza della domanda avverrà mantenendo in equilibrio i saldi commerciali.
      Riguardo al punto 1., in qualche misura è possibile, ma per le aziende è molto più conveniente (quando c'è uno shock positivo sulla competitività come quello prodotto da una svalutazione o, appunto, da un intervento sul cuneo fiscale)sfruttare il vantaggio non tanto migliorando i margini unitari, ma anche e soprattutto aumentando le quantità prodotte e vendute. Questo, soprattutto nella situazione odierna, dove c'è un'enorme capacità inutilizzata e si può quindi produrre molto di più a costi fissi invariati.
      Sul "ce lo consentiranno" ovviamente la previsione è difficile, però la depressione permanente del Sud Europa ormai non è più vantaggiosa per nessuno. E la via CCF è molto meno complessa da attuare della soluzione "deflagrante" (uscita unilaterale dall'euro). Che, beninteso, non sarei certo io a osteggiare, come dicevo già qui. Ma quanto tempo serve prima che si formi la volontà politica e il consenso di pubblica opinione per attuarla ?

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    2. Questo però è eccessivo... le classifiche basate su elementi qualitativi lasciano il tempo che trovano. Non siamo né dietro la Spagna né dietro la Grecia.

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