domenica 14 maggio 2017

Gli equivoci sul debito pubblico


Uno dei grandi equivoci in merito alla situazione economica italiana è che l’elevato livello del debito pubblico renda impossibile effettuare azioni espansive, e che quindi l’Italia sia condannata a crescite asfittiche – che implicano il permanere di altissimi, inaccettabili livelli di disoccupazione, sottoccupazione, e disagio sociale – per un periodo di tempo indefinito.

In realtà l’Italia come paese ha una net international investment position – la differenza tra attività estere possedute da residenti italiani, e attività italiane possedute da stranieri, negativa, ma soltanto per il 15% del PIL (dati Bankitalia al 31.12.2016).

L’Italia non ha affatto livelli preoccupanti o anomali di debito verso l’estero, e la situazione è in costante miglioramento dato che i saldi commerciali esteri sono in forte surplus.

L’Italia è caratterizzata non da alti livelli di debito estero, ma da un elevato rapporto debito pubblico lordo / PIL – oltre il 130% a fine 2016. Debito pubblico, peraltro, per circa due terzi posseduto da residenti italiani. Senza contare che il risparmio privato interno è un multiplo (3-4 volte circa) del debito pubblico lordo.

Di tanto in tanto si leggono fantasiose ipotesi in merito a quanto sarebbe “semplice”, di conseguenza, “compensare” una parte del debito pubblico con una parte del risparmio privato. In pratica, mettere in atto una megapatrimoniale poniamo per l’importo del 30% del PIL – circa 500 miliardi – che abbatterebbe all’istante il debito pubblico lordo dal 130% al 100%.

Naturalmente una manovra di questo tipo provocherebbe un istantaneo collasso della già depressa domanda interna e una pesantissima ulteriore caduta del PIL. E la riduzione del rapporto NON sarebbe peraltro neanche utile a rilanciare successivamente la crescita, se non fosse poi possibile effettuare azioni di finanza pubblica espansiva: in altri termini, aumentare il debito subito dopo averlo tagliato (e aver fatto crollare il PIL…).

Tornando a riflessioni più serie, il debito pubblico italiano è un problema perché è denominato in una moneta controllata da un’entità terza, la BCE, che per la natura dell’Eurosistema non garantisce il debito pubblico degli Stati membri.

In tutti i paesi del mondo che emettono e gestiscono la propria moneta – tutti i paesi economicamente di un qualche rilievo Eurozona esclusa, in altri termini – la Banca Centrale Nazionale gode di livelli di autonomia più o meno elevata nei confronti delle autorità governative: ma nessuno pensa seriamente che negli USA, nel Regno Unito, in Svizzera, in Giappone, in Canada, la Banca Centrale consenta che lo Stato vada in default sul debito pubblico.

L’Eurozona è invece in una situazione diversa perché un’insolvenza si è già verificata – quella greca – e la probabilità che eventi del genere si ripetano ha di conseguenza un ordine di grandezza ben differente rispetto ai paesi che emettono e gestiscono la propria moneta.

L’Eurozona, si dice a volte, ha una situazione simile a quella degli USA, dove nessuno pensa seriamente a un’ipotesi di default sul debito federale, ma possono invece andare in insolvenza gli stati: la California nel 2009, per esempio.

Ma il contesto USA è totalmente diverso per un’altra ragione: il debito pubblico è quasi tutto federale. L’insolvenza di uno stato è quindi un problema di un ordine di gravità totalmente diverso rispetto all’Eurozona, dove i debiti pubblici sono invece tutti statali.

Tornando all’Italia, il vincolo all’effettuazione di manovre espansive è dovuto alla denominazione in moneta estera del debito pubblico, non al suo livello. Il Giappone, con un rapporto debito pubblico lordo / PIL del 230%, ma denominato in yen, non ha i problemi dell’Italia.

Questo non significa che se il debito pubblico italiano fosse rimasto in lire, si sarebbe potuto incrementarlo a livelli “grandi a piacere”. Immettere potere d’acquisto nell’economia, tramite spesa pubblica eccedente la tassazione, è utile fintantoché non si raggiungono adeguati livelli di occupazione e di utilizzo delle risorse produttive. Oltre, si crea inflazione invece di supportare l’espansione economica.

In buona sostanza, il debito pubblico in moneta propria se crea problemi li crea in conseguenza dell’aumento dell’inflazione, non del rischio di default.

L’odierna situazione italiana – inflazione troppo bassa e pesante sottoutilizzo delle risorse produttive – consente quindi, assolutamente, di effettuare azioni espansive purché non si incrementi il debito pubblico da rimborsare in euro. Azioni espansive condotte mediante erogazione di Moneta Fiscale, e non mediante emissione di debito in euro, rispondono perfettamente allo scopo.

L’alto livello di risparmio privato italiano, peraltro, può essere utilizzato per inserire nel progetto Moneta Fiscale un ulteriore livello di tutela e di solidità. Immaginiamo che in un anno futuro una situazione congiunturale sfavorevole crei uno sbilancio inatteso, tra entrate e uscite pubbliche, pari all’1% del PIL, che incrementerebbe quindi il debito da rimborsare in euro.

La situazione sarebbe tranquillamente gestibile con una manovra ben più morbida e sensata della (totalmente inverosimile) megapatrimoniale sopra descritta. Per esempio, mediante un’imposta straordinaria che raccolga l’1% del PIL (17 miliardi in base alle dimensioni del PIL odierne) dando però in cambio al contribuente Moneta Fiscale, magari sotto forma di CCF a scadenza medio-lunga, di valore sostanzialmente equivalente. Una forma di salvaguardia dei saldi di finanza pubblica, in pratica, sostanzialmente indolore e senza effetti recessivi.

21 commenti:

  1. Non so quale genio del male possa mai congeniare una patrimoniale volta a ridurre il cosiddetto "debito pubblico" (quando smetteremo di chiamarlo cosi' avremo ottenuto una grande conquista di civilta'). A questo ipotetico soggetto vorrei ricordare che la BCE ha ad oggi acquistato circa 230 miliardi di euro di titoli governativi italiani. Se proprio si volesse ridurre in un istante lo stock di titoli govenrativi in circolazione, basterebbe premere un pulsantino su un computer della BCE e tutti quei titoli svanirebbero nel nulla senza la benche' minima conseguenza sull'economia reale. Naturalmente questa non e' un'idea mia, ma (fra gli altri) di Claudio Borghi. Qui per l'entita' dello stock di titoli governativi acquistati dalla BCE
    https://www.ft.com/content/c5568324-ec8f-11e6-930f-061b01e23655

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    1. Geni del male che vaneggiano di "compensazioni risparmio privato - debito pubblico" via mega o maxi o midi patrimoniali purtroppo ne circolano parecchi. Un esempio qui ma non è certo l'unico. A livello di centinaia di miliardi ovviamente non si faranno mai, ma il semplice fatto che vengano menzionate è indicativo della confusione che gira intorno al concetto di debito pubblico. D'accordissimo tra l'altro (se ne parlava tempo addietro in questo post e bisogna ritornare sul tema) che bisogna smettere di chiamarlo debito pubblico: è un servizio di gestione del risparmio offerto alla cittadinanza.

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  3. Non riesco a spiegarmi come in un mondo in cui non esiste scarsità di prodotti ci sia ancora e sempre più povertà e disoccupazione. Se la moneta non ha più valore intrinseco ogni cittadino dovrebbe essere dotato dEl minimo di risorse per avere accesso a questa massa di prodotti. ..dove i prodotti non ci fossero il problema è diverso ma non è il problema Dell Italia. Invece ci tagliano le risorse monetarie come i signori medioevali facevano coi loro sudditi per tenere tutti soggiogati..

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    1. Ti sei già dato la risposta: non far circolare moneta e domanda è un mezzo per concentrare potere nelle mani di chi la detiene... vedi post del 15.3.2016.

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    2. Vorrei solo che oltre a chi qui ha risposto tantissimi altri capissero là trappola dei media che vogliono confondere l'idea delle masse. Pochi valorosi ed esperti come te e ZiBordi o professori stimati come Bagnai o Barra Capricciolo o stimati economisti /uomini politici come Cardena' o Borghi o Mazzalai e Zanni cercano di fare capire come funziona male questo sistema monetario di euro. Purtroppo al 95% almeno sappiamo opinione pubblica non preparata a livello finanziario/economico. Tanto più lo sforzo di voi valorosi è grande e va propagandato in positivo come unico strumento di consapevolezza per la maggioranza. Non demordete, vi appoggio come posso data mia maggiore età e problemi ma continuiamo a consapevollizzare al massimo su una frode monetaria per noi PIIGS a solo vantaggio della Germania che e' costata all'Italia la distruzione del welfare,delle conquiste sociali ,della distruzione della domanda interna portando sul lastrico centinaia di migliaia di persone e PMI e al suicidio migliaia di loro. Per cui il mio grazie a te Marco per tuo impegno e agli altri valorosi su citati è doveroso e grande.

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    3. Creare consapevolezza in larghi strati di elettorato è difficile, certo. Ma forse siamo più avanti di quello che si crede, se è vero che i tre principali schieramenti politici di opposizione stanno discutendo di moneta parallela e/o fiscale, come via per risolvere le disfunzioni dell'eurosistema (o per lasciarlo...). Vedi qui. Basterà ? ci si può fidare ? Vedremo. Ma questa situazione è indicativa di una consapevolezza (oltre che di un disagio) crescente nella pubblica opinione.

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  6. 1)Con i CCF si risolve la situazione aumentando il debito?
    2)Qualcuno afferma che il bilancio della Bce non sia come il Monopoli. Non funziona come tutti gli altri bilanci con la partita doppia, se cancelli 250 miliardi dalle attività ne devi cancellare altrettanti dalle passività. Cioè dovresti cancellare 250 miliardi di massa monetaria e non ovunque, ma sul bilancio corrispondente della Banca d'Italia, che a sua volta dovrebbe rientrare dalle banche e dalle riserve. Praticamente si avrebbe una riduzione mostruosa della liquidità in circolazione.
    Come commenti nei 2 punti Cattaneo?
    Lorenzo zanellato

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    1. 1) i CCF non sono debito ne’ sul piano contabile (vedi tra i tanti il post del 18.4.2018) ne’ su quello sostanziale (non sono soggetti a essere rimborsati e il loro valore è garantito dall’utilizzabilita’ a fini fiscali) (2) non si verificherebbe alcuna riduzione di massa monetaria, la moneta emessa per comprare le attività è già in circolazione e ci rimane. Se cancelli attivi, il patrimonio netto della BC può diventare negativo, ma è un fatto meramente contabile, senza conseguenze pratiche. Una BC emette moneta e funziona anche se il patrimonio contabile diventa negativo (è già accaduto).

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    2. 1)La BCE col patrimonio negativo? È successo quando è dove?
      2) Secondo l'Eurostat i CCF sono debito.
      Lorenzo Zanellato

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    3. 1) Per esempio in Repubblica Ceca (2) per Eurostat i CCF NON SONO DEBITO: vedi post del 3.4.2017.

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  7. L'Italia ha cominciato ad arricchirsi negli anni '50 quando le prime comunità europee hanno permesso agli italiani di commerciare con il resto dell'Europa. Il primo accordo si chiamava CECA, comunità europea per il carbone e l'acciaio: ci permetteva importare carbone, ferro, trasformarli ed esportare acciaio. Un paese senza risorse naturali questo può fare: importare, trasformare, e rivendere. Aprendoti ai mercati internazionali lo fai in modo più vantaggioso per tutti, ma questo vale anche per il debito e i prodotti finanziari: importi risparmio che non hai e paghi meno interessi per il finanziamento del tuo, purtroppo enorme e crescente, debito.

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    1. In questa ricostruzione c'è una grossa falla logica: l'Italia NON HA BISOGNO DI IMPORTARE RISPARMIO DALL'ESTERO. La Net International Investment Position è vicinissima alla parità, e sta continuando a migliorare. Vedi il post del 6.6.2018.

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  8. Le do un dato, la spesa per interessi nel 94% arrivò a toccare il 12% del PIL, oggi siamo intorno al 3% e diciamo che gli interessi ci stanno strozzando.
    Ah...il risparmio degli italiani sul Pil dagli anni 70 fino al 92 (gli anni dei deficit monstre) si è ridotto passando dal 28% al 20% a dimostrazione che più debito non vuol dire più risparmio.
    Paolo Rossi

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    1. Guarda che strano, il 12% di interessi sul PIL in lire non ci strozzava, il 3% in euro sì. Sarà forse perché le lire le stampavamo e gli euro no ???
      Sull'altro punto: è il DEFICIT pubblico che a parità di condizioni incrementa il risparmio privato che si forma nell'anno (non lo stock). Vedi il post del 28.4.2019.

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    2. Infatti nei primi anni 90 l'Italia passò alle cronache per la sua solidità, non certo perché dovettero nominare 2 governi tecnici, aumenti brutali di tassazione e tanto altro per salvare il paese.
      Ah già il governo Amato che mise le mani direttamente nei conti correnti era perché avevamo troppo soldi da buttare.
      :) Paolo Rossi

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    3. Le mani sui conti correnti, l'introduzione dell'ICI e altro furono effettuare raccontando che era necessario per non uscire dallo SME. Poco dopo uscimmo lo stesso (ma non solo noi: anche UK Spagna e Svezia). Quello che non funzionava era il cambio fisso con il marco.

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  9. Nel suo libro è stato scritto" Il problema del debito pubblico è legato al fatto che lo Stato,che si potrebbe finanziare con moneta, a partire dagli anni '80 è stato obbligato a rivolgersi agli investitori e al mercato finanziario.
    In questo modo il debito pubblico ha iniziato a crescere inesorabilmente per il peso degli interessi che si accumulavano.
    Intorno agli anni 80,gli economisti e i banchieri centrali hanno raccomandato che lo Stato si finanziasse sui mercati e i politici hanno accettato supinamente il fatto che si togliesse ai Governi il controllo del costo del debito( così come ora accettano che gli si tolga il controllo delle spese e sulle imposte tramite il "patto di stabilità".
    Fino agli anni 80 il debito è stato tenuto sotto controllo con la cosiddetta "repressione finanziaria".
    Per repressione finanziaria intendo un sistema di regolamentazioni del sistema finanziario e dei flussi di capitali per cui il costo del debito era dettato dallo Stato E NON DAL MERCATO FINANZIARIO.
    Domanda:Come mai qualunque paese che ha fatto come dici tu per.un lungo periodo è finito nella merda fino al collo? Paolo Rossi

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    1. Perché la maggior parte dei paesi hanno mantenuto la propria moneta, o (vedi Germania e altri paesi del Nord Europa) l'hanno convertita in una più debole, non più forte della propria.

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